īśopaniṣad 3



असुर्या नाम ते लोका अन्धेन तमसावृताः ।
तांस्ते प्रेत्याभिगच्छन्ति ये के चात्महनो जनाः ॥ ३ ॥


asuryā nāma te lokā andhena tamasā vṛtāḥ |
tāṃste pretyābhigacchanti ye ke cātmahano janāḥ ||3||

Traduzione parola per parola
Quei (te) mondi (lokāḥ) chiamati (nāma) demoniaci (asuryā) sono celati (vṛtāḥ) dalla cecità (andhena) e dall’oscurità (tamasā) [o dall’oscurità e dall’ignoranza].
Gli esseri viventi (janāḥ), qualsiasi persona (ye ke ca), loro (te) che uccidono la propria anima (ātmahanaḥ), avendo abbandonato questo mondo (pretya), si avvicinano (abhigacchanti) a loro (tān).

Traduzioni:

Carlo della Casa, Upaniṣad, Utet 1976
In verità vi sono mondi demoniaci, avvolti da cieche tenebre : laggiù vanno a finire, dopo morte, coloro che hanno ucciso un essere vivente.1

Louis Renou, L’Hindouisme, PUF 1951
Il est des mondes dits démoniaques [sans soleil], couverts d’aveugles ténèbres. Y entrent à leur mort tous les gens qui ont détruit leur Soi.

Raphael, Upaniṣad, Bompiani 2010
I mondi degli asura sono certamente avvolti da una cieca tenebra e in quelli vanno una volta dipartirsi [da qui]; chi sono costoro? Coloro che sopprimono l’ātman. 2

Raphael, Cinque Upaniṣad, Āśram vidya 1974

Certamente gli universi di natura non divina sono interpenetrati da un’accecante oscurità e in essi vanno - dopo la loro morte - coloro che hanno dimenticato il proprio Sé.3

Aurobindo, Sri Aurobindo Ashram Trust 2003
Sunless are those worlds and enveloped in blind gloom where to all they in their passing hence resort who are slayers of their souls. 4

Pio Filippani Ronconi, Upaniṣad antiche e medie, Boringhieri 1960
Senza sole sono quei mondi ravvolti da cieche tenebre, ai quali vanno, una volta di qui partiti, coloro che uccidono il proprio sé.

asuryā, agg. f. nom. sg. di asurya- incorporea, spirituale, divina; demoniaca, relativa appartenente agli asura, spiriti maligni, demoni, nemici degli dèi.
nāma avv. acc. sg. di nāman-, per nome (i.e. nominato, chiamato).
te pron. nom. pl. m. di tad, loro, quelli.
lokāḥ sm. nom. pl.di loka-, spazi liberi, mondi; abitanti del mondo, umanità
loka- sm. spazio libero, vasto spazio, mondo.
andhena, sn. str. sg. di andha-, con l’oscurità.
andha-, agg. cieco, scuro; sn. oscurità
tamasā, sn.. str. sg. di tamas- con l’oscurità, il buio, le tenebre; anche oscuramento del sole o della luna durante un eclisse; oscurità mentale, ignoranza, illusione
vṛtāḥ, agg. nom. pl. di vṛta-; pp.pass. di √vṛ-, nascosto, celato, schermato, avvolto, circondato da, coperto con
√vṛ-, v. cl. 5, 9, 1 P. Ā., coprire, schermare, velare, celare, nascondere, ostruire
tān, pr. acc. pl. di. tad, loro.
te , pr.. nom. pl. di tad, loro, quelli.
pretya, vb. ger. √pre- = pra√i-, lett. “essendo partito”, preso comunemente nel senso di “avendo abbandonato questo mondo”, “dopo la morte”, o –in senso più ampio– “in questa vita o in un’altra”, “in questo mondo o in un altro” (Glossario di sanscrito, Mother Sai Publication)
abhigacchanti, v. 3ª p. pl. pres. P. di abhi√gam, si avvicinano
abhi√gam-, v. cl. 1, P., andare vicino, avvicinarsi a
abhi, avv., verso, a, in direzione di, usato come prefisso di verbi di moto e come avverbio
√gam, v. cl. 1, P., andare, andare via, muoversi, venire
ye ke ca, ka- may sometimes be preceded by the relative ya- (exempli gratia, ‘for example’ ye ke ca-, any persons whatsoever (Monier-Williams)
ye, pron. nom. pl. di yad-): il quale, chi, che, cosa
ke, pron. int. nom. sing. di kim): chi? cosa?
ca , e
ātmahanaḥ, sm. nom. pl. di ātmahan-, suicida; agg. che uccide la propria anima, i.e. che non si cura del benessere della propria anima ātman-, sm. alito, soffio, anima, principio della vita
hanaḥ, sn. killing, a killer, slayer (only in fine compositi or ‘at the end of a compound’ (Monier-Williams) janāḥ, sm. nom. pl. di jana, creature, esseri viventi, uomini, persone, stirpe.

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NOTE:

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  1. 1- Interpreto ātmahan come “ uccisore d’un’anima, d’una creatura”. I precetti della temperanza, della mancanza di anaccamento e il rispetto della vita, rac­comandati nelle prime tre strofe, sono fondati sulla convinzione dell’unicità del­l’esistente. (Della Casa)

     

  2. asuryā sono i mondi (loka) privi di luce, avvolti di tenebra oppure i loka asuryās, degli asura, in quanto i due termini possono coincidere, dove vanno coloro che devono esaurire i loro meriti e demeriti karmici perché la non conoscenza (avidyā) ha oscurato la propria Realtà interiore (ātmahanas = sopprimono, reprimono, inibiscono l’ātman; questo non può essere ucciso). (Raphael)

     

  3. Quando durante la vita a livello grossolano fisico, l’uomo si è completamente interessato alle questioni mondane senza aver soggiogato le sue interne potenze, alla sua morte va ad abitare mondi che naturalmente non sono divini. In altri termini il suo stato vibratorio grossolano lo porta a dimorare in sfere adeguate alla sua condizione. Tutto è regolato da processi vibratori e di gravitazione; ognuno attira quelle sfere coscienziali che rispondono al proprio interno « vibrare ». Secondo il Vedanta, ognuno si crea l’inferno o il paradiso, tanto per usare termini mistici, e si autodetermina la rinascita o la Liberazione. Ognuno è forgiatore del proprio destino. (Raphael 1974)

     

  4. We have two readings, asūryāḥ, sunless, and asūryāḥ, Titanic or undivine. The third verse is, in the thought structure of the Upanishad, the starting-point for the final movement in the last four verses. Its suggestions are there taken up and worked out. The prayer to the Sun refers back in thought to the sunless worlds and their blind gloom, which are recalled in the ninth and twelfth verses. The sun and his rays are intimately connected in other Upanishads also with the worlds of Light and their natural opposite is the dark and sunless, not the Titanic worlds. (Aurobindo)