īśopaniṣad 2



कुर्वन्नेवेह कर्माणि जिजीविषेच्छतं समाः ।
एवं त्वयि नान्यथेतोऽस्ति न कर्म लिप्यते नरे ॥ २ ॥



kurvanneveha karmāṇi jijīviṣet śataṃ samāḥ |
evaṃ tvayi nānyatheto’sti na karma lipyate nare||2||

Traduzione parola per parola (devadatta)
(Colui) che agisce (kurvan) con un atto (karmāṇi) in questo luogo (iha), proprio così (eva), dovrebbe desiderare di vivere (jijīviṣet) cento (śatam) anni (samāḥ).
Esattamente così (evam), non (na) in maniera diversa (anyatha) in questo mondo (itas), in te (tvayi), nell’uomo (nare) l’azione (karma) non (na) è (asti) stata macchiata (lipyate)

Traduzioni:

Carlo della Casa, Upaniṣad, Utet 1976
[In tal caso] s’esprima pure il desiderio di vivere cent’anni su questa terra, compiendo il proprio lavoro.
Così, non altrimenti che così, succederà [anche] a te: l’azione non avrà più potere adesivo.1

Louis Renou, L’Hindouisme, PUF 1951
Celui qui fait des oeuvres ici-bas peut vouloir vivre cent années. Ainsi pour toi, il n’en va pas autrement2: l’oevre ne colle pas à l’homme.

Raphael, Upaniṣad, Bompiani 2010
Soltanto compiendo qui i riti (karman) si può desiderare di vivere un centinaio di anni.
Per te, [che intendi vivere] così, che il karma non aderisca all’uomo. 3

Raphael, Cinque Upaniṣad, Āśram vidya 1974

Compiendo il [prescritto] Karrnan si può desiderare di vivere cent’anni nel mondo.
In questo modo si è liberi dall’errore;
L’individuo [però] non deve essere schiavo del Karman.4

Aurobindo, Sri Aurobindo Ashram Trust 2003
Doing verily works in this world one should wish to live a hundred years.
Thus it is in thee and not otherwise than this; action cleaves not to a man.5

Pio Filippani Ronconi, Upaniṣad antiche e medie, Boringhieri 1960
Pur compiendo le opere, l’uomo desideri vivere cent’anni;
cosi è anche per te e non altrimenti; l’azione <pero> non si attacchi all’uomo.

kurvan, agg. m. nom. sg. di kurvat-, √kṛ-, che fa, che agisce
√kṛ- v. cl. 1-5-8, P.Ā., fare, compiere, realizzare, causare”
eva avv, così, proprio così, esattamente così.
iha avv., in questo luogo, qui.
karmāṇi sn. acc. pl. di karman; √kṛ-, atto, azione.
jijīviṣet, 3ª p. sg. ott. di √jīv-, (nota: l’ottativo esprime un desiderio, possibilità) dovrebbe desiderare di vivere.
√jīv-, v. cl. 1 P., vivere, essere o rimanere vivo
śatam, sn. acc. sg. di śata, cento.
samāḥ, sf. acc. pl. di samā, anni
evam, avv., così, in questo modo, in tal maniera, tale
tvayi, pr. loc. sg. di tvam-, tu, in te.
na , avv. non, no, e non, né (si usa anche per esprimere desiderio, richiesta).
anyatha, avv., altrimenti, in maniera diversa.
itas, avv., da allora, da questo momento, da quasto mondo, in questo mondo
asti, 3ª p. sg. pres. indic. P. √as-, è
√as-, v. cl. 2 P. essere
na, avv. non, no, e non, né (si usa anche per esprimere desiderio, richiesta).
karma, sn. nom. sg. di karman-, √kṛ-, atto, azione, lavoro, prestazione.
√kṛ-, v. cl. 1-5-8, P.Ā., fare, compiere, realizzare, causare
lipyate, 3ª p. sg. pres. pass. √lip-, è stato unto, macchiato, imbrattato, guastato …
√lip- , v. cl. 1-6 P.Ā., ungere, ungere con, macchiare, imbrattare …
nare, sm. loc. sg. di nara-, nell’uomo, nella persona, nell’individuo
nara-, sm. uomo, maschio, persona, individuo

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NOTE:

< >
  1. 1- Senza brama e senza attaccamento l’azione non determina una ricompensa: la rinuncia viene trasferita dalla materialità dell’atto all’intimo dell’individuo. (Carlo della Casa)
     

  2. C’est-à-dire sans doute “cela ne change rien à ton état”.
     

  3. Soltanto compiendo i prescritti riti, come l’agnihotra, ecc., si possono vivere in questo modo (il qui dello śloka), il massimo degli anni consentiti dalla forma (rūpa), e liberi dal karma impuro. (Raphael 2010)
     

  4. Se si vuole essere longevi, occorre: praticare il Karman, cioè il Sacrificio vedico, con grande assiduità. Il Karman era l’azione rituale prescritta dai testi vedici, più tardi tale parola ha avuto una trasposizione a livello psicologico, significando ricompensa di ordine morale. Benché l’uomo debba seguire il rito vedico, tuttavia non deve totalmente identificarvisi; insomma, non deve diventare schiavo del semplice atto rituale. Il rito, come qualunque « azione » esterna, deve solo costituire uno stimolante strumento di ascesi. Scambiare il mezzo con il fine è caratteristica di molti devozionali. (Raphael 1974)
     

  5. Kurvanneva. The stress of the word eva gives the force, “doing works indeed, and not refraining from them”.
    Shankara reads the line, “Thus in thee—it is not otherwise than thus—action cleaves not to a man.” He interprets karmāṇi in the first line in the sense of Vedic sacrifices which are permitted to the ignorant as a means of escaping from evil actions and their results and attaining to heaven, but the second karma in exactly the opposite sense, “evil action”. The verse, he tells us, represents a concession to the ignorant; the enlightened soul abandons works and the world and goes to the forest. The whole expression and construction in this rendering become forced and unnatural. The rendering I give seems to me the simple and straightforward sense of the Upanishad. (Aurobindo)